La Storia de “IL TORRIONE”

La storia de “IL TORRIONE” è un po’ la mia storia

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 Correva l’anno 1927….

….Vincenzo, nonno di Arturo Santoro ( campione di pesca subacquea e personaggio storico delle Tremiti ) voleva farne una barberia ma l’idea non andò in porto poiché non c’erano i permessi.

Nel 1932 fu istituito il Comune delle Tremiti che acquisì quella proprietà per farne un Consultorio per maternità e infanzia.

Sull’isola c’erano i confinati politici  e le forze dell’ordine avevano tutte abitazioni dignitose eccetto mio padre, Giuseppe Santoro, vigile urbano, che viveva in una misera casetta. Il podestà di allora, vedendo che l’unica autorità del comune, il vigile, viveva così miseramente, gli permise di far nascere la sua secondo genita SISINA nei locali adibiti a Consultorio.

Da quel momento in questa “casetta” io con mia sorella e i miei genitori abbiamo vissuto per 6 anni.

Siamo nel 1938

…Il segretario fascista andò dal podestà perché di quell’abitazione voleva farne la sede del Fascio ( sulla parete si può notare l’aggancio per la bandiera ) e fu così che la mia famiglia tornò, suo malgrado, nella vecchia abitazione.

Passarono gli anni… siamo nel 1945

La guerra è finita e sull’isola si comincia a sistemare le vecchie abitazioni che erano servite per i confinati.

Il Genio Civile richiese la casa dove ero nata come deposito materiali e l’ottenne.

Alla morte dei miei nonni tutta la famiglia Santoro si trasferì nei locali dove i nonni gestivano il ristorante-bar “Osteria Lombarda” nel vialetto principale di San Nicola. Con il passare del tempo queste strutture crollarono e la mia famiglia fu costretta nuovamente a tornare nella vecchia abitazione.

Una notte ci fu un temporale terribile, pioveva dappertutto, anche sui letti ed io avevo la bronchite ed ero stanca di quella situazione. Avevo circa 18 anni e decisi di trovare riparo nell’ex consultorio poi divenuto magazzino.

Uscii di casa in silenzio e arrivata lì, entrai dalla finestra semi aperta e mi distesi per terra tremante per la febbre alta, decisa a non uscirne più.

La mattina dopo, arrivò il maresciallo dei carabinieri pronto a verbalizzare l’accaduto ma vedendomi febbricitante, chiamò la dottoressa che prese le mie difese sostenendo che non mi sarei potuta muovere da lì fino a che non fossi guarita. E non mi mossi più da quella casa!

Cominciarono ad arrivare sull’isola i primi turisti e fu così che in questa struttura decisi di riprendere l’attività dei nonni. Ricordo con piacere i primi piatti proposti sul menù: “spaghetti ai chiodini di mare” ( chiamati cosi poiché in gergo chiamavamo, chiodini, le ventose dei polipi ).

In seguito, essendomi sposata con un pescatore dell’isola, Tolmino Casieri, divenuto poi sindaco delle Tremiti, cucinavo per i turisti il pesce appena pescato da lui e proponevo il “piatto povero tremitese”  ancora oggi nel mio menù.

Dopo 50 anni di attività, rimasta vedova e con un figlio ormai adulto, mi piace ancora intrattenermi con i turisti e raccontare loro, anche attraverso gli oggetti appartenuti ai miei nonni ed esposti nel mio locale, la storia della mia famiglia e del mio ristorante che è anche un po’ la storia dell’isola.

NONNA SISINA

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